Per
quanto riguarda l'Alto Molise, le schiere longobarde partono dalla capitale e,
seguendo il Calore e poi il Volturno in direzione Nord-Ovest, conquistano
Telese, Caiazzo e Alife. Tra il 590 e il 595 circa, strappano ai Bizantini le
città di Venafro e Isernia, aprendosi la strada per l'espansione a Nord-Est: a
settentrione, raggiungono la valle del Sangro, Alfedena e Sulmona; a oriente,
invece, lungo il Trigno, sottomettono Trivento e, lungo il Biferno, Larino e
Termoli dilagando nel Chetino. Durante la conquista, Zottone e i suoi successori
occupano gli insediamenti militari bizantini e ne costruiscono altri nei punti
strategici. Le alture della Terra Vecchia saranno apparse un luogo ideale per
l'insediamento di una piccola guarnigione vista l'alta posizione strategica a
cavallo dei bacini del Trigno e del Sangro. È possibile che il rito si sia
consumato laddove oggi si trova la chiesa Madre, secondo una tendenza molto
marcata nel medioevo da parte della Chiesa di Roma di "cristianizzare" i luoghi
di culto del paganesimo, sia romano sia barbarico. La penetrazione longobarda è
essenzialmente un'occupazione politico-militare del territorio. Soltanto
successivamente con i Normanni essa si caratterizzerà in chiave feudale. Nel
territorio di Capracotta e nelle sue immediate vicinanze, possiamo ancora oggi
riscontrare alcune persistenze dell'occupazione militare longobarda.
Innanzitutto, la denominazione della contrada "Le Guastre" sembra potersi
ricondurre al longobardo "Waldstall" e testimonia la presenza di posti di
guardia in una zona al confine tra il territorio di Capracotta e quello del
Comune di Agnone. Un altro "longobardismo" è il "Bosco Cerritello", situato al
confine tra Castel del Giudice e la pineta di San Giovanni. Un'interessante
ricerca di Luigi Cerritelli, un docente universitario residente nel Bresciano ma
nativo di Chieti e con origini capracottesi per parte della famiglia materna
(Del Castello), ha evidenziato che i Cerritelli erano mercenari della Colchide
(l'odierna Georgia) che avevano seguito i Longobardi nell'invasione dell'Italia.
Hanno lasciato numerose tracce della loro presenza nella toponomastica delle
regioni della nostra Penisola conquistate dal popolo dalle lunghe barbe:
Calabria, Umbria e Lombardia. Anche la località "Staffoli" ha origini
longobarde: il termine (Staffal) indicava un'area di confine. Secondo una certa
tradizione, pure "Agnone" sarebbe un "longobardismo": deriverebbe dalla parola
"Anguonum", serpente, un altro animale sacro a quella popolazione.
Inoltre, va sottolineata una curiosità: la denominazione "Capracotta" non è
esclusiva del nostro abitato. C'è una "Capracotta" in Toscana e un'altra, ma al
plurale, a Darfo Boario Terme in provincia di Brescia. Nel primo caso si tratta
di un'ampia campagnia immersa tra le colline verdeggianti del Comune di
Roccastrada (Grosseto). Nel secondo, invece, di una valle in Val Camonica.
L'unico elemento che lega questi tre punti geografici del nostro Paese è
probabilmente la dominazione longobarda attestata in tutte e tre le latitudini.
In età longobarda, il
territorio di Capracotta rientra nel gastaldato di Trivento secondo il modello
della vecchia organizzazione territoriale romana. Nel corso del tempo, l'abitato
si trasforma da un villaggio composto da poche abitazioni costruite in pietra
con tetto in legno e chiuso da una palizzata in un centro fortificato, stretto
intorno alla propria chiesa secondo un impianto radiale facilmente ravvisabile
nelle mappe topografiche della nostra cittadina precedenti alle distruzioni
della Seconda guerra mondiale. Intorno all'anno Mille, Capracotta è una delle
pertinenze di Agnone sotto il dominio dei Borrello, una famiglia che era
riuscita a creare un vasto dominio feudale tra il Molise e il Chetino,
corrispondente grossomodo all'attuale Diocesi di Trivento. Risale al periodo
longobardo anche la prima attestazione del nome in un documento ufficiale. Nel
1040, Gualtiero Borrello, signore di Agnone, dona al monastrero benedettino di
San Pietro Avellana tutta la montagna di Vallesorda con la sua chiesa di San
Nicola e tutto il Monte Capraro con l'eremo di San Giovanni Battista, quindi
l'agro compreso nel versante settentrionale dei due rilievi fin sotto
Capracotta, che viene esclusa dalla donazione, e fino alle sorgenti del Verrino.
continua a Pagina 3 -
Pagina 1