L'immolazione di una testa di capra, una danza vorticosa, l'intonazione di un
canto sacro e un banchetto rituale nel quale venivano divorate le carni
dell'animale sacrificato. Potrebbe essere stato questo il rito di fondazione di
Capracotta celebrato da parte di un gruppo di conquistatori Longobardi sulle
alture della Terra Vecchia in un anno imprecisato dei primi secoli dell'Alto
Medioevo.
Il rinnovato interesse degli studiosi verso questa popolazione scandinava, che
negli ultimi tempi si è concretizzato nella proliferazione di pubblicazioni
scientifiche e nell'organizzazione di importanti mostre di respiro
internazionale, ha ampliato il quadro generale delle conoscenze sugli uomini
dalle lunghe barbe e, nel nostro caso, ci consente di avanzare alcune ipotesi
sulla storia più antica e oscura della nostra cittadina.
Partiamo dal nome. Il termine "Capracotta" richiama espressamente uno dei riti
più importanti della religiosità pagana dei Longobardi in onore di Thor, il dio
del tuono. Thor era una divinità molto amata dai popoli scandinavi:
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fortissima, dalla barba rossa, dall'appetito
prodigioso, proteggeva l'assemblea del popolo in armi e si spostava su un carro
trainato da due capre, suoi animali sacri. I Longobardi lo veneravano attraverso
una pratica religiosa che aveva per protagonista proprio la capra. La cerimonia
prevedeva l'immolazione di una testa di quest'animale (caprae caput), seguita da
una danza vorticosa, dall'intonazione di un canto sacro e da un banchetto
rituale nel quale venivano divorate le carni cotte della vittima. Era un rito
propiziatorio che si svolgeva al momento di piantar tende in un luogo appena
conquistato per scongiurare il rischio di esaurimento delle fonti di
sostentamento del gruppo tribale che, diventando stanziale, si faceva comunità.
Infatti, esso affonda le sue radici nel mito narrato nel testo medievale
Gylfaginningin: il dio Thor sfama se stesso e i compagni con le capre del
suo carro di cui fa conservare le ossa e le pelli; poi, la mattina seguente,
consacra queste ultime con il suo potente martello e resuscita gli animali.
Oggi, siamo in grado anche di avanzare una datazione, seppure molto
approssimativa, della cerimonia e azzardare un possibile scenario sulla base di
dati di carattere più generale. Dovremmo trovarci negli ultimi anni del VI
secolo. Nella primavera del 568 d.C. il re Alboino guida i Longobardi e altri
popoli del bacino del Danubio alla conquista della nostra Penisola. L'impresa si
dimostra più facile del previsto: l'Italia è allo stremo dopo diciotto lunghi
anni di guerra tra Ostrogoti e Bizantini. Una dopo l'altra cadono tutte le città
dell'Italia settentrionale e della Tuscia. Due anni più tardi, il duca Faroaldo
si spinge nell'Italia centrale e fonda il Ducato di Spoleto mentre il duca
Zottone si insedia nel Sannio e crea il Ducato di Benevento. Negli anni
successivi, il confine dello Stato beneventano viene ampliato. La penetrazione
avviene attraverso i fondovalle dei fiumi: in un territorio prevalentemente
montuoso, le valli dei corsi d'acqua sono le vie di collegamento migliori per
spostare rapidamente gruppi di guerrieri.
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