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I Vichinghi - Seconda parte: I vichinghi e l'Europa - pagina 2

Il suo fervore religioso, unito alle capacità tattiche apprese proprio attraverso gli studi classici, riuscì a fargli avere ragione dei vichinghi danesi di Guthrum, tanto che questi dovette scendere a patti con gli inglesi, accettando il cristianesimo, ma pretendendo terre su cui far stabilire i suoi in cambio della promessa di abbandonare la razzia. Alfredo dette un primo ordine al Paese, con un corpus legislativo nel quale, tra l'altro, tutti i normanni venivano dichiarati pirati. Istituì la prima scuola pubblica e fu traduttore di scritti storici e morali. Si adoperò per far cessare ogni sorta di commercio clandestino che potesse attirare predoni pericolosi nei momenti di carestia, proibendo l'uso di esenzioni temporanee dal pagamento dei tributi, e disseminò il territorio inglese di castelli fortificati. Nell'897 costituì la prima flotta inglese con navi nuove e di grandi dimensioni, mosse da un minimo di 60 remi. Questa flotta, sotto il nipote di Alfredo, Etelstano, riuscì a riportare un primo grosso successo distruggendo quella vichinga intenta al saccheggio di Sandwich e catturando nove navi nemiche. Benché Etelstano riuscisse a conquistare parte dei regni danesi, ad allacciare rapporti con la Francia e la Germania istituendo una cancelleria e un'amministrazione oculate, dopo l'anno mille Canuto il Grande di Danimarca poté inglobare le isole britanniche nel primo nucleo del Regno del Mare del Nord. Questi sposò la vedova del re inglese e non pesò eccessivamente sui feudatari locali, evitando espropri; sottomise tuttavia il territorio inglese distribuendolo a uomini del proprio seguito, e portò avanti una politica feudale già inaugurata dallo stesso Alfredo.

Dal primo assalto nel Dorset, l'Old English Chronicle definisce gli assalitori "Northmen", ovvero uomini del Nord; termine che successivamente darà origine a quello di normanni, quando i vichinghi scenderanno nel Mediterraneo, giungendo fino in Italia e proseguendo verso Bisanzio e il Mar Nero. La facilità con cui potevano essere assaliti gli insediamenti costieri fu la molla che spinse tribù scandinave ad organizzare i propri drakkar; navi allungate basse sviluppate a partire da tronchi scavati e allargati, sulla cui prua innestavano terrifiche teste di creature fantastiche, scolpite o modellate, per impressionare maggiormente le popolazioni aggredite. Lo stesso Carlo Magno fu costretto a dispiegare un'efficiente guardia costiera, che sotto Carlo il Calvo, nell'845, venne comunque elusa con le 120 imbarcazioni che presero possesso di Parigi.

Le tribù degli uomini del Nord furono sempre afflitte dai problemi derivati dall'eccessivo sfruttamento dei territori conquistati e dall'incontenibile incremento demografico. Questi fattori, uniti allo spirito guerriero tribale, alla mai sopita sete di gloria e di avventura, mantennero viva la spinta al viaggio e alla conquista dei vichinghi e favorirono lo sviluppo di figure in parte reali e in parte leggendarie di pirati e viaggiatori.

Tra i pirati le cronache cristiane riportano il nome di Turgesius, considerato l'invasore vichingo dell'Irlanda. Sembra che riuscisse a conquistare una buona metà dell'isola; ed essendo cristiano fondò luoghi di culto, tra cui il convento di Clonmacnoise, a capo del quale mise come badessa la propria moglie. Ucciso durante una scorreria nell'845, aveva già fondato colonie destinate a crescere, tra cui Dublino e Waterford nell'Irlanda meridionale.

Un personaggio che, se non ebbe a che fare col lato peggiore dei vichinghi fu tuttavia un eroe emblematico, fu San Brandano, monaco veneratissimo vissuto a cavallo tra il V e il VI secolo. Fu uno dei tanti che dall'Irlanda mossero alla ricerca di nuove terre da conquistare al cristianesimo. La sua storia, la cronaca di un viaggio fantastico, che comprendeva numerose scoperte fatte dai vichinghi, fu tramandata oralmente e messa per iscritto solo verso il X secolo, in ambito cristiano; ma ne esistono tuttora parecchie varianti da cui si può dedurre come gli autori abbiano sfruttato la leggenda di Brandano per tramandare elementi epici, storici, scoperte geografiche pertinenti i popoli settentrionali. San Brandano viaggiò alla ricerca di luoghi su cui fondare monasteri, incontrando creature fantastiche, vivendo avventure mirabolanti. Tuttavia la narrazione del suo viaggio presentava tanti e tali dettagli realistici, che le isole da lui visitate, anche quelle non identificabili nella realtà, apparvero nella cartografia per almeno un millennio. Nella cronaca del suo viaggio egli dichiarò di aver visitato Thule, una terra dai terribili vulcani, che chiaramente era l'Islanda; le Fær Øer, facilmente riconoscibili poiché vennero descritte come ricche di uccelli e di pecore.

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