I Vichinghi - Terza
parte: I vichinghi diventano Normanni - pagina 2
Già diverso tempo prima dell'anno mille vichinghi/normanni alla
ricerca di fortuna erano scesi nel Mediterraneo, proponendosi come mercenari
nelle numerose lotte tra centri di potere musulmani, cristiani, bizantini,
longobardi, tedeschi e il papato. I normanni viaggiavano nel Mediterraneo alla
ventura come mercenari, pirati, banditi o semplici sbandati. Diventati troppo
numerosi in Normandia, trovarono uno sbocco verso il Sud che gli stessi papi
benedirono, avallando in tal modo tutte le loro future imprese, purché compiute
in nome della cristianità, contro infedeli o eretici. In questo modo fu facile
trasformare la stessa conquista dell'Inghilterra in una specie di guerra santa.
Il Mediterraneo era allora terra di nessuno, con covi di briganti
del mare che quando non erano mossi dalla fame si mettevano al soldo del miglior
offerente o del più forte. Le stesse città che in seguito saranno conosciute
come Repubbliche Marinare erano rifugio di pirati mercenari. I normanni si
attirarono ben presto l'odio delle popolazioni autoctone per la loro mancanza di
scrupoli, che talvolta pagarono subendo rivolte, vendette, agguati, linciaggi.
Dove riuscirono ad installarsi furono briganti e/o latifondisti, che non
tardarono a portare al collasso economico le terre e le genti su cui
governavano. Seppero in ogni caso assimilare anche in Italia elementi di altre
nazioni, lingue e costumi, tanto da dare inizio ad un periodo storico vivace dal
punto di vista artistico e culturale.
Con la conquista dell'Inghilterra, di parte dell'Italia e della
Sicilia, avvenne in definitiva l'ultima grande espansione vichinga. I guerrieri
scandinavi di Normandia avevano creato una classe aristocratica di guerrieri che
se da un lato avevano accettato la lingua francese e il cristianesimo,
dall'altro avevano mantenuto le tradizioni militari con cui fecero sempre
fronte alla sovrappopolazione e alle conseguenti situazioni di miseria.
La matrice vichinga alla quale i normanni restarono radicati
contribuì a sviluppare nella tradizione culturale la passione per il fantastico,
la cui eco è pervenuta tramite la letteratura. Fu questo il loro contributo
invero notevole alla cultura cavalleresca e cortese. Essi favorirono la nascita
di storie di pirati e di banditi (Robin Hood, San Brandano, ecc.), di figure che
viaggiano e combattono quasi soltanto per il puro piacere di ingaggiare dispute,
o per il piacere di andare alla ventura; che elargiscono ai poveri quanto
prendono ai ricchi in un'apoteosi cristiano-cavalleresca che ancora oggi ha la
sua presa. La munificenza nel dono da parte del signore o del feudatario nei
confronti di coloro che combattono per lui, e che, in qualità di cavalieri, sono
nient'altro che degli spiantati, è tradizione che risale alle usanze vichinghe
più classiche e diffuse. Lo stesso ciclo arturiano riceve un grosso impulso ogni
qualvolta la miseria della realtà si scontra con i sogni cavallereschi. Da
sempre, come si è visto, la prole in soprannumero e il depauperamento delle
risorse erano stati risolti dai vichinghi con la ricerca ad oltranza di nuove
terre da conquistare. Questa regola fu alla base degli usi che spingevano i
figli cadetti a cercar fortuna come mercenari, cavalieri o comunque vagabondi.
Fonte: Tra l'inferno e il mare: breve
storia economica e sociale della pirateria Anna Spinelli
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Guglielmo il Conquistatore