I Vichinghi
Prima parte: l'origine
Si ignora perché e come abbiano
dato stura alle loro sanguinarie incursioni e per quali ragioni abbiano
continuato ad infestare L'Europa così a lungo. Certamente possedevano una
tecnologia navale superiore e il motivo solitamente citato è quello della
rapina. Ma c'era dell'altro. Una recente pubblicazione norvegese afferma che
notevole importanza ebbe il "ruolo delle donne nella bellicosa società
scandinava. Fiere e formidabili le donne vichinghe sapevano all'occasione
diventare anche pericolosamente infide e in ogni caso non si lasciarono mai
sottomettere".
Non fa meraviglia che i
mariti di donne così formidabili optassero per lunghi soggiorni all'estero.
Tanto più che nel sud i Vichinghi maschi trovavano piacevoli occasioni per
dimenticare i difficili problemi domestici.
Vengono definiti vichinghi tutti quei gruppi più o meno isolati e
più o meno numerosi di genti che, per una serie di motivi motivi legati alla
sopravvivenza, fin da tempi preistorici lasciarono le coste scandinave per
cercar fortuna o preda in altre terre. Il termine è di etimologia incerta.
Compare solo all'inizio del XIX secolo nelle forme islandiche VIKINGR,
VIKINGER, UIKINGIR fino ai più semplici WIKING e VIKING.
Si pensa che derivi dall'antico norvegese VÍKINGR, derivato
probabilmente da VÍK (fiumicello, insenatura, piccola baia) e ING (suffisso |
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per sostantivi maschili col significato di appartenenza), nel
senso di "frequentatore di insenature marine". Un'altra etimologia accreditata
si rifà ad un vocabolo dell'anglo-frisone, attestato nell'antico inglese fin
dall'VIII secolo, WῙCINGSĆEAÞA (piratico), e nell'antico
frisone WῙῙSING, WῙSING. Deriverebbe dall'antico inglese WῙC
e dall'antico frisone WῙK (abitato, rifugio), col senso di
"accampamento"; essendo l'accampamento temporaneo uno degli elementi principali
che caratterizzavano le scorrerie vichinghe. In entrambi i casi le etimologie
descrivono la caratteristica che maggiormente sconvolse le popolazioni europee
quando i vichinghi le assalivano, ovvero la sorpresa, l'abilità di nascondersi
arrivando dal mare, e piombare sulle genti ignare dei centri costieri.
Oggi fa sorridere scoprire che buona parte delle popolazioni
scandinave moderne, se da un lato ha sviluppato un certo orgoglio per la cultura
vichinga a cui si richiama storicamente, dall'altro rifiuta categoricamente di
considerare l'esperienza vichinga frutto soprattutto di un movimento che è parte
della pirateria nel senso più classico del termine. I vichinghi e/o pirati sono
sempre "gli altri" nelle didascalie museali, nei testi storici e così via.
Questo con un rifiuto tanto deciso che ha quasi un sapore di morbosità.
Gli scambi originati da meri fatti di pirateria furono spesso
drammatici, ma innegabilmente costituirono il trampolino per lo sviluppo delle
costruzioni navali, nel tracciare rotte sicure, nella diffusione di materiali,
nelle conoscenze geografiche, nell'evoluzione di tecniche lavorative d'ogni
sorta. Basti solo ricordare quanti milioni di esseri umani che nei secoli sono
stati costretti dalla pirateria - anche quella dei vichinghi che nei periodi
storici più vicini a noi divennero cristiani - a percorrere distanze impensabili
per essere venduti come schiavi. Sradicati, costoro però portarono con se le
proprie capacità, che adattate e messe a frutto presso nuove genti, permisero
sviluppi non solo economici spesso notevoli. Inoltre, gli stessi pirati che,
fuggiti da una madrepatria ingrata - è il caso di dire dei vichinghi - dovettero
imparare a vivere altrove, portarono a loro volta un contributo umano e
cognitivo nella storia.
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