Isernia: prima e durante le due guerre...
Il sacrificio degli emigranti arginò le storture e le ingiustizie
dello Stato Unitario: con i vaglia spediti dalle Americhe i contadini comprarono
o riscattarono i terreni; costruirono le loro masserie; mandarono i figli a
scuola; si alimentarono meglio; impiantarono attività economiche (pastifici,
tipografie, fonderie, lanifici, concerie...).
La città prosperava e si ingrandiva. Tra la fine dell'800 e
l'alba del nuovo secolo Isernia divenne un fervido centro di produzione,
si modernizzò espandendo anche la sua struttura urbana: uffici statali, scuole,
ospedale-orfanotrofio, stabilimento «Acqua Zolfa», mattatoio, viadotti e
ferrovia.
Una cosa memorabile: Isernia fu la seconda città d'Italia,
dopo Milano, ad avere l'impianto di illuminazione elettrica: perciò in
tale quadro significativo appariva il titolo del primo periodico edito a Isernia
nel 1901: «L'Alba», fondato da Giovanni Ciampitti, figura politicamente
emergente. |
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Poi, la «Grande Guerra», che ebbe dalla città il suo olocausto di
vittime. In questi primi decenni un personaggio si imponeva per la sua statura
intellettuale e politica: Michele Romano, di Castelpizzuto, che, durante il
fascismo, ricoprì importantissimi incarichi ministeriali e si impegnò molto per
migliorare le condizioni della gente del distretto di Isernia: ad esempio, per
merito suo, il Ginnasio nel 1925 diventa anche Liceo. Già nel 1904 aveva
pubblicato un volume di grande valore storiografico: Ricerche su Vincenzo
Cuoco, pietra miliare degli studi su questo pensatore della nostra terra.
Il fascismo, con seduzioni ideologiche, rituali, parate, olio di
ricino e manganellate, impose un certo «ordine» nel marasma politico-sociale del
dopoguerra e oltre. L'«ordine» del fascismo non trovò tutti gli isernini
d'accordo, anzi qualche coraggioso sparava a zero contro il «regime» sul
giornale «La Riscossa». Tutto sommato, però, la popolazione era soddisfatta e
trovava anche modo di passare divertenti serate al «Teatro Sociale», di antica
tradizione a Isernia, risalente al 1600. Il «teatro» era anche un cinema, luogo
di convegni e di dibattiti, di spettacoli di vario genere e ospitava compagnie
filodrammatiche nazionali, ma la sua autentica vita era animata da Vincenzo
Viti, un geniale poligrafo, autore di commedie e drammi in dialetto e in lingua,
come parecchi altri isernini. Poi arrivò il Caos, che sconvolse l'«ordine» e
ogni genere di svago e di onesta fatica: la guerra. In questa guerra,
sciaguratissima, dimostrò il massimo del coraggio e dell'eroismo Tullio
Tedeschi, militante nella Marina Militare, decorato di Medaglia d'ora al Valore,
per il famoso attacco da kamikaze alla flotta inglese ancorata nella
baia di Suda, dell'isola di Creta: era il 26 marzo 1941. Il ciclone della guerra
investì anche Isernia in modo catastrofico, proprio quando sembrava che, dopo
l'armistizio, fosse finalmente arrivata la pace; invece soffiò vento di morte.
Gli alleati, per tagliare la ritirata ai tedeschi, decisero di distruggere i
ponti di Isernia: ma le fortezze volanti non colsero il bersaglio, e la
grandinata di bombe cadde invece sulle abitazioni di una parte considerevole
della città, a nord dell'arco di San Pietro. Fu l'ecatombe, in quel giorno di
mercato del 10 settembre 1943, ore 10.20, e gli innocenti seppelliti furono
migliaia. Alla triste pagina delle rappresaglie dei teutoni, come quella di
Fornelli. si aggiungeva il capitolo del tragico errore delle truppe alleate, le
quali poi arrivarono nel luogo della desolazione: americani, inglesi, francesi,
polacchi, neozelandesi, partigiani italiani ebbero modo di contemplare l'orrore
delle macerie e della disperazione. Per questo macello, forse ineluttabile,
necessario alla strategia della Liberazione, Isernia è tra le pochissime
città insignite di Medaglia d'oro al Valor Civile.
Fonte: Isernia, dalla preistoria alla provincia