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Nell'agro di Carpinone, e precisamente nel bosco ex feudale di San Marco (ora
distrutto) si vedono i ruderi del celebre monastero che diede il nome al luogo.
Fu edificato nel 1064 in un piacevole sito detto "Acquasonula" (da una copiosa e freschissima
sorgiva, che ancora esiste) da Bernardo Conte di Isernia, il quale lo dotò ed
arricchì di estesi possessi circostanti, dandolo poi ai monaci di Montecassino
quando era Abate Desiderio, che fu in seguito Papa, come si rileva dal relativo
diploma di concessione esistente nella famosa Badia.
I monaci - un buon numero - ebbero la loro dimora sino al 1519; e in quell'anno, per
vicende ignote,
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lo abbandonarono, e dai Benedettini fu venduto con tutte le sue pertinenze e fondi vicini, previo
assenso apostolico (come si legge in una sentenza della commissione feudale
pubblicata in Napoli il 23 agosto 1810) a Giovan Battista Cicinelli, allora
feudatario di Carpinone, per la misera somma di ducati 500.
È tradizione che prima della venuta dei monaci non vi era in quella zona alcuna
sorgente d'acqua, ma che poi fosse miracolosamente scaturita in copiosa quantità
che ancora oggi si vede.
Da questo piacevole luogo, la collina si innalza sempre più a maggior pendio, e va a
terminare da una parte al monte di Frosolone, dall'altra alla contrada
"Vallefredda", tra Sant'Angelo in Grotte e Macchiagodena, ove giungevano i
confini del Contado di Isernia fissati, nel 964, dai Principi Langobardi
Pandolfo e Landolfo, come si rileva da una scrittura di quel tempo, redatta in
stile rozzo e in una lingua senza regole di concordanza:
« super vallem frigidam... [...] usque in maccie qui dicuntur de godini ».
CIARLANTI - Storia dell'Antico Sannio
Campobasso 1828. Volume II, pagina 165.
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