Il Molise longobardo
La dominazione longobarda in Molise è durata oltre
due secoli ed è la più lunga della storia d'Italia: se i duchi del Friuli ebbero
maggiore lustro e la Lombardia prese addirittura il proprio nome da questa
potente stirpe germanica, il Molise avrebbe però il diritto di fregiarsi del
titolo di regione "più longobarda" d'Italia.
"In quel tempo, un duca dei Bulgari chiamato Alzeco, lasciata la sua gente per
motivi non bene conosciuti, entrò pacificamente in Italia, si recò con tutta la
gente del suo esercito dal re Grimoaldo e gli promise che lo avrebbe servito e
avrebbe vissuto nel suo territorio. Egli lo inviò al figlio Romualdo, a
Benevento, ordinandogli di concedere a lui e al suo popolo delle terre in cui
abitare. Il duca Romualdo li accolse volentieri e assegnò loro per viverci una
vasta zona che era stata fino ad allora disabitata, cioè Sepino, Bojano, Isernia
e altre città con i loro territori, e dispose |
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che lo stesso Alzeco, cambiando titolo di dignità, da duca fosse
chiamato gastaldo". Così Paolo Diacono nella Historia Langobardorum,
racconta come venne ripopolato il Molise ad opera dei nuovi padroni longobardi,
attorno al VII secolo dopo Cristo.
Le genti germaniche di stirpe longobarda erano giunte in Molise
verso la fine del VI secolo. La regione era stata risparmiata dalle scorrerie
barbariche minori, perché posta in una posizione isolata e difficilmente
raggiungibile, ma i Longobardi vi si stanziarono, includendola nel ducato di
benevento e fondando alcune città, tra le quali l'attuale capoluogo della
regione, Campobasso.
Il nome della città deriva dal principale dei due borghi in cui
era divisa: quello posto in alto si chiamava Campus de Prata, mentre
quello posto alle pendici del monte era detto, proprio per la sua
collocazione, Campus Bassus. Sempre in questo periodo si diffusero nella
regione i monasteri benedettini, ai quali i longobardi offrirono una particolare
protezione e che nei secoli a venire ebbero un forte influsso sulla cultura
molisana.
A Bojano, sulle alture di Civita, si ergono i resti di un
castello longobardo, ma è nei dintorni della cittadina che sono state rinvenute
le più impostanti vestigia longobarde della regione.
Nella località di Morrione e Vicenne, situate nella piana di
Bojano-Sepino proprio in prossimità del tracciato del tratturo
Pescasseroli-Candela, distanti tra loro poco meno di mille metri, sono state
rinvenute due necropoli longobarde che presentano lo stesso rituale funerario e
quindi si suppone appartengano alla stessa epoca. Sono ben 350 le tombe finora
portate alla luce: tutte fosse semplici senza copertura e orientate da est a
ovest, ovvero il corpo che vi è seppellito ha sempre la testa ad ovest.
Le sepolture appartengono a uomini, donne e anche bambini e una
percentuale di circa il 10% è rappresentata da cavalieri sepolti con i propri
destrieri: una caratteristica, questa, particolarmente rara altrove in Italia e
tipica delle culture nordiche. I corredi della maggior parte delle tombe sono
soprattutto oggetti personali, e più raramente altri oggetti di uso comune come
brocchette senza manici, piccole, di modesta fattura, e calici di vetro.
Nelle tombe femminili gli ornamenti più frequenti sono orecchini
in oro o argento, collane di pasta di vetro e di ambra, pettini in osso e
piccoli coltelli di ferro. Tra le tombe maschili, quelle che contengono anche un
cavallo sono le più ricche: sicuramente appartenevano all'élite dei nobili
guerrieri longobardi.
Normalmente al loro interno è stato rinvenuto il cinturone del
guerriero e i suoi elementi funzionali e decorativi: fibbie, pendenti in bronzo
o in ferro.
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