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La subentrata dinastia Borbonica (1739) apparve intenzionata a rinnovare il  «sistema», a contenere lo strapotere del baronaggio, a limitare i privilegi del clero, a migliorare le condizioni dei contadini, ma gli eventi rivoluzionari francesi del 1789 che ebbero violente ripercussioni anche in Italia, stroncarono questa prospettiva riformista.

Le armate francesi erano precedute da una brutta fama: saccheggi, profanazioni, violenze; nei nostri paesi, tranne qualche ingenuo idealista, la gente era contraria ai nuovi conquistatori.

Gli isernini impegnarono i francesi del generale Rusca in uno strenuo corpo a corpo, casa per casa, prima di arrendersi agli invasori. Gli anni delle guerre napoleoniche furono uno vera calamità per Isernia, costretta ad alloggiare e foraggiare truppe di soldati in continuo movimento, ma la vera catastrofe fu il terribile terremoto del 1805.

La ricostruzione richiese oltre mezzo secolo, ma Isernia fu rifatta nella sua definitiva struttura urbanistica, così come oggi la vediamo. I governi napoleonici effettuarono radicali interventi nel campo istituzionale, sociale e della pubblica amministrazione. Coi decreti del 1806 e 1811 fu costituita la provincia autonoma di Molise con Campobasso capoluogo e Isernia capoluogo di Circondario; fu emanata la legge eversiva della feudalità; fu decretata l'istituzione di scuole elementari per i figli del popolo; i monasteri, espropriati dei loro possedimenti, furono adibiti a pubblici uffici: fu ordinato che i Comuni redigessero un regolare registro di anagrafe e che utilizzassero spazi extraurbani per i cimiteri.

La «restaurazione» borbonica confermò tali cambiamenti; si limitò ad esercitare una più rigorosa politica di «risanamento» dalle idee laiche e liberali, che i francesi, con i loro modi sgarbati, avevano tuttavia diffuso un po' dovunque. Ritornò per alcuni decenni la calma. Ma il Re Ferdinando e suo figlio Francesco non immaginavano il ciclone in arrivo!

Fonte: Isernia - dalla preistoria alla provincia

pescolanciano

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