Il computo del tempo
3. Il tempo e l'astronomia: i menhir
La misurazione del tempo ha sempre presentato grossissime
difficoltà, perché il tempo è qualcosa di astratto e di imponderabile. Possiamo
valutarlo solo con la rotazione della Terra su se stessa (giorno e notte) e con
il movimento intorno al Sole (anno).
Tuttavia questi due movimenti non coincidono esattamente:
infatti, per compiere il suo ciclo intorno al Sole, la Terra non impiega 365
giorni e 6 ore. Tutte le difficoltà che i diversi calendari hanno tentato di
risolvere hanno come punto di partenza questa differenza di sei ore.
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Si può constatare che, fin dalla Preistoria, gli allineamenti dei
menhir erano già dei calendari solari basati sulla successione delle stagioni e
che la misurazione del tempo, di conseguenza, è una questione astronomica.
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Dice Marcel Homet in: Alla ricerca degli dei solari,
Loganesi, Milano:
«Ebbene, dovete sapere che circa trentamila anni prima di Cristo,
le tribù del nord, quelle tra lo stretto di Bering e l'estremità est della
Siberia, si dedicavano unicamente alla caccia. Non sapevano nulla né di
agricoltura né di allevamento del bestiame.
Sfortunatamente la caccia non assicurava sempre il sostentamento
loro necessario, perché spesso accadeva che i branchi di renne, che
rappresentavano |
l'unica fonte di nutrimento, scomparissero misteriosamente.
Infatti, prima che il re dei cieli se ne andasse per più
settimane, un gran manto nevoso ricopriva la terra e le renne migravano verso il
sud.
I sapienti notarono però che tali sparizioni e riapparizioni
coincidevano con i movimenti del sole.
Lo stato attuale delle nostre cognizioni ci permette di spiegare
molto facilmente la scomparsa del sole come quella delle renne.
La neve cade e ricopre i licheni: allora i branchi si spostavano
verso sud.
Il sole riappare, la neve si scioglie lasciando di nuovo scoperti
i licheni: le renne ritornano.
Non è che un ciclo.
Per gli uomini di quei tempi era un miracolo, incomprensibile
come un gioco di prestigio.
Quando i sapienti si resero conto che il sole sorgeva due volte
all'anno nello stesso luogo, ebbero l'idea di indicare con un mezzo concreto la
sua posizione, e fu a questo scopo che piantarono una grossa pietra nel suolo.
In seguito, dopo qualche tempo, si accorsero che la corsa del
sole variava sia a sinistra che a destra della pietra, ma sempre con distanza
uguale.
Essi allora indicarono queste distanze con delle pietre
leggermente più grandi conficcandole sempre nel suolo.
Si ebbero così quelli che la scienza moderna chiama "menhir
equinoziali"».